Anatomia di una seduta di allenamento: viaggio nel corpo e nella mente

Dott. Igor Bonazzi

Allenarsi non è solo muoversi, soprattutto se vuoi evitare di perdere tempo

Allenarsi non è mai solo “muoversi”. Dietro ogni gesto, ogni respiro e ogni goccia di sudore, c’è un dialogo silenzioso tra corpo e mente, tra muscoli, cuore e cervello. Un allenamento ben strutturato è come un’opera orchestrata: ogni fase ha un senso preciso, e rispettarne il ritmo significa ottenere il massimo dei benefici, senza sprecare tempo ed energie.

Scopriamo insieme l’anatomia di una seduta di allenamento, cosa succede realmente, istante per istante, durante una seduta di Allenamento Sequenziale.

Il pre-allenamento: la soglia della trasformazione

Prima ancora di iniziare, quando allacci le scarpe, qualcosa cambia: il cervello anticipa lo sforzo.

L’attivazione del sistema nervoso simpatico aumenta frequenza cardiaca e pressione sanguigna: il corpo si prepara alla sfida. L’adrenalina inizia a salire, migliorando prontezza e concentrazione.

Qui si decide se la seduta sarà efficace: entrare con il giusto mindset significa “accendere il motore” prima ancora di muovere un muscolo.

I primi minuti di movimento possono sembrare leggeri, quasi banali, ma in realtà sono il momento in cui il corpo passa da uno stato di quiete a uno stato di allerta controllata. È qui che si prepara a sostenere lo sforzo e a trarne il massimo beneficio.

  • Il sangue inizia ad affluire ai muscoli attivi, portando con sé ossigeno e nutrienti indispensabili per produrre energia.
  • La temperatura corporea sale progressivamente, rendendo i tessuti più elastici e riducendo il rischio di infortuni.
  • Il cervello rilascia dopamina, aumentando motivazione, concentrazione e attenzione: è la scintilla che accende la mente insieme al corpo.

La risposta “attacco e fuga”

Durante questa fase si attiva in modo graduale il sistema nervoso simpatico, lo stesso che in natura veniva utilizzato per reagire a situazioni di pericolo. È la cosiddetta risposta di “fight or flight” (attacco o fuga).

  • La frequenza cardiaca accelera, preparando cuore e polmoni a rifornire i muscoli.
  • I vasi sanguigni nei distretti periferici si dilatano per portare più ossigeno ai tessuti.
  • I livelli di adrenalina iniziano a salire, aumentando vigilanza e reattività.

Quello che un tempo serviva per scappare da un predatore o affrontare una minaccia, oggi viene messo al servizio della performance: il corpo si prepara ad “attaccare” un bilanciere o a “fuggire” correndo su un tapis roulant.

👉 In sintesi: il riscaldamento non è solo un passaggio tecnico, ma la fase in cui il corpo “cambia marcia”, attivando i meccanismi ancestrali della sopravvivenza per renderli funzionali all’allenamento moderno.


La fase centrale: applicare il metodo

Dopo l’attivazione iniziale, il corpo è pronto a entrare nel vivo. È qui che avviene la trasformazione: il momento in cui ogni gesto diventa stimolo, e ogni stimolo — se ben dosato — diventa adattamento.

Allenarsi senza metodo equivale a lanciare frecce nel buio: qualcuna colpisce, ma la maggior parte si perde. In Allenamento Sequenziale, invece, si organizza la seduta come una sinfonia, dove ogni fase ha un significato fisiologico preciso.

Il corpo sotto sforzo: lo stress controllato

Durante gli esercizi principali (che siano di forza o cardio), il sistema nervoso simpatico è al comando: la risposta “attacco e fuga” qui raggiunge il suo apice.

  • Il cuore accelera, spingendo ossigeno e nutrienti ai muscoli con più vigore.
  • I polmoni aumentano la capacità di scambio, migliorando l’apporto di ossigeno al sangue.
  • Le ghiandole surrenali rilasciano adrenalina e noradrenalina, ormoni che aumentano forza, resistenza e velocità di reazione.

👉 In termini evolutivi, è come se stessi affrontando una caccia o una fuga: lo sforzo massimo serve per la sopravvivenza. Oggi, invece, questo stesso meccanismo è ciò che permette al corpo di crescere e migliorare.

Gli ormoni del miglioramento fisico

Durante il lavoro muscolare intenso, soprattutto con carichi elevati o con esercizi multiarticolari, il corpo risponde con un’ondata di ormoni anabolici:
• Testosterone: stimola forza, crescita muscolare e capacità di recupero.
• GH (ormone della crescita): favorisce la riparazione dei tessuti, la sintesi proteica e la mobilizzazione dei grassi.
• IGF-1: agisce come mediatore del GH, amplificando gli adattamenti muscolari.

Questi ormoni non vengono rilasciati in modo casuale: la loro produzione dipende dall’intensità, dal volume e dalla durata dell’allenamento. Una seduta troppo lunga, per esempio, porta a un eccesso di cortisolo, l’ormone dello stress cronico, che vanifica gli effetti positivi.

👉 Ecco perché serve un metodo: allenarsi a caso non stimola in modo mirato, anzi rischia di mandare segnali contrastanti al corpo.

Le pause: micro-momenti di rigenerazione

Spesso sottovalutate, le pause tra una serie e l’altra sono veri e propri “laboratori invisibili”:

  • I muscoli ricostituiscono parte delle riserve di ATP e fosfocreatina, carburante immediato dello sforzo.
  • Il cuore e la respirazione calano leggermente, riducendo l’acido lattico e preparando il corpo al round successivo.
  • La mente riorganizza lo schema motorio, rafforzando la connessione cervello-muscolo (il cosiddetto neural drive).

👉 Nelle pause non stai fermo: stai costruendo le condizioni per esprimere ancora di più nel movimento successivo. E, soprattutto, la lunghezza della pausa ha un significato ben preciso (anche qui nulla è casuale), andando a stimolare diverse tipologie di metabolismi energetici.

Massimo sforzo: il picco della performance

Nel momento di massima intensità — una serie portata vicino al limite, uno sprint, un circuito ad alta intensità — il corpo entra in una sorta di “zona rossa” controllata:

  • Il battito cardiaco raggiunge picchi vicini al VO₂max.
  • Le fibre muscolari rapide vengono reclutate al massimo, generando lo stimolo più potente per la crescita.
  • La produzione di lattato aumenta, ma insieme ad essa si attiva anche la capacità del corpo di tamponarlo e adattarsi a tollerare sforzi sempre più alti.

👉 È il punto in cui la disciplina si incontra con la biologia: superare la fatica non è solo forza di volontà, ma la conseguenza di processi chimici e nervosi che il tuo corpo sa orchestrare, se gli dai il giusto stimolo.


La fase finale: ritorno alla calma

Dopo aver spinto il corpo al limite, arriva il momento di accompagnarlo verso l’equilibrio. Non si tratta di “perdere tempo”, ma di dare al sistema nervoso e agli organi il segnale che la battaglia è finita.

  • Il cuore rallenta gradualmente, evitando bruschi sbalzi pressori.
  • Il respiro diventa più profondo e regolare, smaltendo l’anidride carbonica accumulata.
  • I muscoli si distendono, favorendo l’allontanamento dei metaboliti e il ripristino di un pH più stabile.

Questa fase è utile per spegnere la risposta “attacco e fuga” e riattivare il sistema parasimpatico: il “freno a mano” biologico che favorisce digestione, rilassamento e recupero. Tutto sommato questa è la fase più automatica, dato che il corpo sa perfettamente come tornare al suo stato di omeostasi.

👉 È qui che il corpo passa dall’allerta alla rigenerazione.

Il post-allenamento nutrizionale: la finestra di opportunità

Nei minuti successivi alla seduta si apre una vera e propria finestra biologica, in cui il corpo è particolarmente predisposto ad accogliere i nutrienti e ad avviare i processi di adattamento.
• Sensibilità insulinica al massimo → i muscoli “aspirano” glucosio e aminoacidi dal sangue, ricostituendo più rapidamente le scorte di glicogeno e stimolando la sintesi proteica.
• Ormoni anabolici ancora attivi → testosterone e GH, stimolati durante lo sforzo, continuano a supportare riparazione e crescita.
• Effetto EPOC (Excess Post-Exercise Oxygen Consumption) → il metabolismo resta elevato, consumando più energia anche a riposo per diverse ore.

Ma non si tratta solo di chimica: a livello mentale, le endorfine e la serotonina regalano quella sensazione di calma e appagamento che segue un allenamento ben fatto. È la famosa “good fatigue”, la stanchezza buona che ci fa sentire vivi e in equilibrio.

ll ritorno all’armonia

Un allenamento strutturato non finisce quando lasci cadere l’ultimo peso o scendi dal tapis roulant. Si conclude nei minuti successivi, quando corpo e mente tornano a sincronizzarsi.

  • Il sistema nervoso “archivia” i nuovi schemi motori.
  • I muscoli ricevono i mattoni per ricostruirsi.
  • L’equilibrio ormonale rientra in uno stato fisiologico che favorisce crescita, salute e benessere.

👉 È qui che si capisce la differenza tra muoversi a caso e seguire un metodo: nel primo caso lo sforzo si disperde, nel secondo si trasforma in adattamento duraturo.


Si conclude la sinfonia del metodo

Ogni allenamento è un viaggio che inizia con la preparazione mentale, passa attraverso l’attivazione, raggiunge il picco dello sforzo e si conclude con un ritorno armonico all’equilibrio.

Se ogni fase viene rispettata e integrata con consapevolezza, l’allenamento non è più un insieme di esercizi, ma una sinfonia biologica, dove corpo e mente lavorano insieme, sostenuti da meccanismi evolutivi precisi.

Ed è proprio questo il cuore dell’Allenamento Sequenziale: trasformare il movimento in metodo, e il metodo in risultati.

Allenarsi non significa soltanto muoversi: significa rispettare una sequenza precisa di stimoli, fasi e recuperi che trasformano lo sforzo in crescita e i gesti in risultati.

Il corpo è una macchina straordinaria, capace di adattarsi e migliorare, ma ha bisogno di un metodo per esprimere davvero tutto il suo potenziale.

👉 Se vuoi scoprire come l’Allenamento Sequenziale può guidarti passo dopo passo, trasformando ogni seduta in un percorso scientifico e personalizzato, il momento giusto per iniziare è adesso.

Buon Allenamento!


Studi scientifici:

  1. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/books/NBK482280/
  2. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/15831061/